martedì 30 settembre 2008

Un camion su due non in regola

(ASAPS), 30 settembre 2008 – Un camion su due irregolare ai controlli. E’ questo il risultato preoccupante di una serie di controlli eseguiti con i Centri Mobili di Revisione (CMR) dalla Polizia Stradale alla barriera di Roncade in provincia di Treviso, sull’autostrada A4 Venezia-Trieste. E l’esito finale delle ispezioni, effettuate sull'autostrada teatro del terribile incidente dell’8 agosto, è davvero allarmante: ventisei camion sui cinquantanove controllati, quindi il 45%, non era in regola. I “Centauri” hanno verificato le condizioni dei mezzi pesanti, i conducenti e la regolarità delle autorizzazioni per il trasporto della merce.
Controllati anche i cronotachigrafi digitali dei camion, grazie alla moderna tecnologia 'tachopuls'.
Dei cinquantanove camion risultati “fuori legge”, tre erano di nazionalità italiana, dieci comunitari e tredici extracomunitari, mentre le infrazioni contestate ai conducenti sono state trentatre. (ASAPS)

venerdì 19 settembre 2008

Sms alla guida? Più pericoloso della marijuana e dell’alcol

(ASAPS) LONDRA , 19 settembre 2008 – Che maneggiare il telefonino durante la guida sia pericoloso, non c’è bisogno che lo si ripeta ancora. Ma che scrivere un sms mentre ci si trova seduti dalla parte del volante sia addirittura più rischioso che guidare in stato di ebbrezza alcolica o in preda a sostanze stupefacenti, questo francamente non ce lo aspettavamo. A mettere i puntini sulle “i” è arrivata proprio ieri – ripresa con un certo clamore da molti quotidiani elettronici – una ricerca del RAC, uno dei due automobil club britannici, commissionata ad un laboratorio universitario di Wokingham, nel Berkshire, ad una cinquantina di km a sud-est di Londra: il Transport Research Laboratory (TRL). Automobilisti di età compresa dai 18 ai 24 anni sono stati messi al volante dentro un simulatore, con la consegna di guidare e scrivere messaggini col telefonino senza preoccuparsi di prendere multe. Il risultato è stato catastrofico: la capacità di reazione di un conducente impegnato a spedire sms si riduce del 35%. Una mostruosità, se si considera che fumarsi marijuana comporta un calo della reattività del 21%, mentre avere un tasso alcolemico di 0,8 g/l – che in Gran Bretagna costituisce la soglia legale – significa abbassare la stessa capacità del 12%. Impugnare il telefonino durante la marcia, significa inoltre non riuscire a mantenere una andamento rettilineo, aumentando il rischio di fuoriuscita di strada o di invasione dell’altra corsia (questo spiegherebbe il proliferare di moltissimi scontri frontali) e limiterebbe di parecchio la capacità di sterzare. Il TRL non è nuovo a ricerche di questo tipo ed anzi, a consultare il suo sito internet, si capisce subito che si tratta di una struttura all’avanguardia nel settore. In passato, infatti, gli scienziati della Laboratory hanno studiato a fondo il rallentamento dei riflessi provocato dalla cannabis o dagli alcolici. Il Royal Club ha pensato che la fascia d’età 18-24 è una delle più adatte ad una ricerca di questo tipo, per due principali motivi: il primo, perché un precedente sondaggio condotto dall’automobil club di Sua Maestà su Facebook ha rilevato che sono proprio loro, i patentati più giovani, a fare uso del Short Message System durante la guida, surclassando con un 48% di risposte affermative a precisa domanda del test il resto delle fasce anagrafiche. “Quando sono impegnati con gli sms – spiega il dottor Nick Reed, del Transport Research Laboratory – gli automobilisti sono distratti, tolgono le mani dal volante, si concentrano a leggere i piccoli caratteri del messaggino, e pensano a cosa rispondere. Questa combinazione di fattori risulta in un aumento dei tempi di reazione e in un minor controllo del veicolo, e in definitiva mette il conducente in una situazione di rischio più grave di quando supera il limite legale di alcol alla guida”. Proprio in Gran Bretagna la polizia ha la possibilità di richiedere alle compagnie telefoniche i tabulati traffico dei telefonini intestati a conducenti coinvolti in sinistri stradali, al fine di verificare se gli stessi ne facevano uso al momento dell’evento. Eppure, sembra davvero impossibile arginare la diffusione dei messaggini: si pensi che secondo Wikipedia il primo sms della storia è stato inviato il 3 dicembre 1992 da un computer verso un cellulare sulla rete GSM Vodafone inglese, ed il testo del messaggio era “merry christmas”. Il primo SMS da cellulare a cellulare invece venne inviato all'inizio del 1993 da uno stagista della Nokia. Da allora, sembra che nessuno possa più farne a meno: nel 2004, il volume di traffico annuo in tutto il mondo era di circa 500 miliardi di SMS: una crescita impressionante, se si pensa che nel 2000 i messaggi erano stati circa 17 miliardi. La maggior diffusione dell'uso del servizio si riscontra tra i giovani, e per questo il RAC ha scelto la fascia d’età più giovane tra i conducenti. (ASAPS)
dal sito asaps.it

Furti auto: il decalogo per evitarli

Niente arresterà un ladro risoluto nel rubare il vostro veicolo, ma c’è un certo numero di precauzioni che, se adottate, possono contribuire a rendere al vostro veicolo un obiettivo meno vulnerabile.
- Utilizza più di un'antifurto, il ladro agisce quasi sempre avendo poco tempo a disposizione e pertanto preferisce un veicolo sul quale occorre "lavorare" meno. Meglio montare più antifurti, anche se poco costosi che uno solo costoso.
- Parcheggiate sempre in un luogo sicuro (se possibile custodito), prestare attenzione alla zona, meglio se frequentata e ben visibile e, di notte, ben illuminata.
- Anche in caso di fermate brevi non lasciare mai la chiave di accensione inserita nel quadro. Non potete immaginare quante macchine spariscono davanti alle edicole e davanti ai tabaccai.
- Non custodite doppie chiavi a bordo del veicolo.
- Evitare di lasciare la carta di circolazione, od altri documenti all'interno del mezzo.

AUTO
- Anche in caso di fermate brevi chiudi e inserisci sempre l'antifurto.
- Inserire sempre il bloccasterzo della vettura.
- L'impianto antifurto dovrà essere percepito anche dall'esterno del veicolo, questo può indurre alcuni ladri a rinunciare.
- Non lasciate mai incustodite le chiavi, in caso di smarrimento o furto cambiare immediatamente le serrature.
- In caso di riparazioni servitevi di officine che conoscete bene.
- Verificare sempre l'effettiva chiusura delle portiere, del portellone, dei finestrini e dell'eventuale tetto apribile.
- Evitare di lasciare a vista bagagli, borse, scatole. Se proprio dovete lasciare nel veicolo oggetti di valore, riponeteli in anticipo nel portabagagli, in modo che nessuno vi veda nasconderli durante il parcheggio.
- Se guidate una vettura di valore, in caso di piccolo tamponamento fate bene attenzione, potrebbe trattarsi di uno stratagemma per soffiarvi la macchina mentre verificate i danni. Se siete in zona isolata, spostatevi lentamente nei pressi di un’area di servizio, di un locale pubblico o almeno di una abitazione.
MOTO
- Adottate sempre il doppio sistema antifurto meccanico, con blocca disco anteriore e catena posteriore, meglio se con un dispositivo di bloccaggio ad "U" o con un cavo rivestito di anelli con snodo (di buona qualità), possibilmente fissandoli ad un elemento inamovibile (palo, albero, ringhiera, ecc.), cercare di legare una parte fissa della moto e non solo la ruota.
- Utilizzate antifurti di buona qualità è inutile utilizzare un lucchetto "sofisticato" con una catena "debole", e viceversa.
- Il blocca disco: meglio se inserito con la parte solitamente sporgente, relativa alla fessura della chiave, posizionata internamente rispetto alla ruota, ciò ne rende più difficoltosa la forzatura.
- Impianto antifurto, è utile evidenziarlo con uno spia luminosa e, ovviamente, ricordarsi di inserirlo quando si parcheggia il veicolo.
- Utilizzare un sistema elettronico di identificazione, scoraggia il ladro e aiuta le forze di polizia ad identificare il veicolo.
- Inserire sempre il bloccasterzo.

Alcuni consigli per rendere più agevole il lavoro della polizia dopo che il fattaccio è avvenuto
- Avvisare immediatamente via filo il 113, 112 e centrale della Polizia Municipale, del furto, segnalando marca, modello, colore e targa del veicolo rubato. Ricorda che la tempestività nell'informare le forze di Polizia è determinante per ritrovare il tuo veicolo.
- Chiedere che i dati di identificazione del veicolo siano immediatamente inseriti nella banca dati interforze, questo oggi è possibile anche senza aver sporto formalmente la denuncia di furto.
- Presentare, il prima possibile, denuncia alla competente autorità di pubblica sicurezza (Polizia di Stato, Carabinieri) facendosi rilasciare la relativa attestazione.
- Fai in modo che sulla denuncia di furto sia indicato chiaramente:
· marca
· modello
· serie
· anno di immatricolazione
· colore
· targa
· telaio
· numero della chiave di accensione
· la marca ed il numero di serie del tuo antifurto
· il tuo numero di telefono
è importante che TUTTI questi dati siano indicati, nessuno escluso, per questo prepara una scheda e conserva questi dati in modo da poterli utilizzare in caso di bisogno.
- Inoltre è importante indicare in denuncia tutte le informazioni che consentono di identificare il tuo veicolo, partendo dal presupposto che nella maggioranza dei casi i dati di identificazione originali (targhe - telaio) vengono sostituiti, quindi ogni utile segno di riconoscimento potrà essere utile per identificare il tuo veicolo:
· ammaccature della carrozzeria
· danni della tappezzeria
· sistema di allarme
· marca e matricola dello stereo
· posizionamento dell'antenna
· altri particolari
- Se il veicolo è di significativo valore sarebbe utile anche una foto della vostra amata vettura che ne evidenzi i particolari.
- Richiedere al PRA l'annotazione della perdita di possesso, presentando il certificato di proprietà e l'attestazione della denuncia (in originale o in copia resa conforme dallo stesso ufficio di pubblica sicurezza). Se non si dispone del certificato di proprietà, la richiesta va presentata mediante apposita nota che viene fornita gratuitamente dal PRA. Non è ammessa la presentazione al PRA per corrispondenza. Il PRA competente e quello della provincia di residenza dell'intestatario del veicolo. La richiesta di annotazione della perdita di possesso vale anche ai fini della pratica assicurativa, se il veicolo era assicurato contro il furto.
E se il veicolo viene ritrovato, entro 40 giorni dal ritrovamento, deve essere richiesta al P.R.A. l'annotazione del "rientro in possesso". La pratica deve essere obbligatoriamente presentata quando sia stata annotata una precedente perdita di possesso.
La pratica deve essere presentata all'Ufficio P.R.A. della provincia in cui è residente la persona intestataria del veicolo entro quaranta giorni dal riacquisto del possesso del veicolo. La documentazione da presentare è la seguente:
· Certificato di Proprietà su cui è stata annotata la perdita di possesso;
· provvedimento emesso dalle Autorità competenti con il quale si dispone la riconsegna del veicolo;
· dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà nella quale si dichiari la causa del rientro in possesso da parte dell'intestatario o dell'acquirente
Inoltre alcuni giorni dopo la denuncia di furto andate a verificare se i dati della vostra auto (targa e telaio) sono stati regolarmente inseriti nella banca dati per le ricerche. Voi direte e come faccio, torno dalla polizia? No basterà semplicemente cliccare su questo indirizzo del portale del Ministero dell’Interno:
http://coordinamento.mininterno.it/servpub/ver2/SCAR/cerca_targhe.htm
Poi avrete cura di inserire i dati della vostra macchina o della vostra moto. Se non risultano da ricercare qualcosa non ha funzionato: errore nell’inserimento, rallentamento burocratico ecc. Avrete modo di chiamare l’ufficio di polizia presso il quale avete sporto denuncia e chiedere spiegazioni.
Per le forze dell’ordine la vostra macchina è una delle tante, per voi è la preferita.
dal sito asaps.it
Testi a cura di:
Raffaele Chianca
World’s Vehicle Documents
Giordano Biserni
Presidente Asaps

lunedì 15 settembre 2008

Incidenti stradali con veicoli stranieri o verificatisi all'estero

Definire incidenti stradali all'estero o con veicoli esteri
Incidenti in Italia con veicoli esteri

Se si è vittima di un incidente stradale provocato in Italia da un veicolo immatricolato all'estero, si può richiedere il risarcimento dei danni subiti inviando una lettera raccomandata con avviso di ricevimento all'Ufficio Centrale Italiano, al seguente indirizzo:

UCI Corso Sempione, 39 - 20145 MILANO

indicando ogni dato utile a rendere più agevole, e perciò più veloce, il lavoro dell'UCI. Per ulteriori informazioni su questo punto, consultare il sito www.ucimi.it


Incidenti all'estero con veicoli esteri

Se durante un viaggio all'estero, in uno dei Paesi del Sistema Carta Verde, si è vittima di un incidente stradale provocato da un veicolo immatricolato e assicurato in uno degli Stati dello Spazio Economico Europeo, ci si può rivolgere al rappresentante nominato in Italia dalla compagnia assicuratrice del responsabile del sinistro.

Per conoscere nome e indirizzo di tale rappresentante (mandatario), va inviata apposita richiesta al Centro di Informazione istituito presso l'ISVAP, all'indirizzo:

ISVAP - Centro Informazioni - Via del Quirinale, 21 - 00187 ROMA
FAX 06. 42.133.730
e-mail: centroinformazioni@isvap.it

indicando in modo chiaro tutti gli elementi utili a risalire ai soggetti interessati, come ad esempio gli estremi dei veicoli coinvolti (targa del veicolo responsabile del sinistro, nazionalità, impresa di assicurazione del veicolo responsabile del sinistro, se nota) nonchè data e luogo di accadimento del sinistro.

sabato 6 settembre 2008

Bambino travolto e ucciso da auto

Il conducente della vettura che ha invesito il piccolo Davide Bressan aveva i valori alcolemici oltre il consentito

TRIESTE - Era ubriaco il conducente dell'auto che venerdì pomeriggio ha investito e ucciso Davide Bressan, di 9 anni, a Trieste. Lo hanno stabilito i test alcolemici. L'uomo, 34 anni, è stato arrestato per l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Lo hanno confermato i Vigili urbani. Il piccolo Davide era stato investito mentre cerava di raggiungere il pallone da calcio sfuggitogli dal cortile dei nonni. Stava quasi per prenderlo quando è sopraggiunta una Crysler decappottabile.

URTO TREMENDO - L'urto è stato tremendo: il bambino è stato investito e trascinato per almeno 15 metri sul manto stradale rispetto al punto dell'impatto, al numero 290 di via Costalunga che, proprio in quel punto, va a formare una strettoia. L'allarme è stato dato direttamente dall'automobilista, in preda allo shock, dopo essersi reso conto delle disperate condizioni del bimbo. I medici del Pronto Intervento intervenuti sul posto nulla hanno potuto fare per salvarlo. Al loro arrivo infatti il ragazzino era già morto.e il piccolo è morto sull'asfalto. Il piccolo

Corriere della Sera
06 settembre 2008

mercoledì 3 settembre 2008

Più sicuri in auto, ma anche in città: le politiche per il cambiamento

Gli incidenti stradali continuano a rappresentare la causa di morte più rilevante per le giovani generazioni. Secondo uno studio epidemiologico condotto nelle Province della costa emiliano romagnola, tra il 2000 e il 2006 il numero assoluto di incidenti è cresciuto del 7% passando da 8.579 a 9.232. È aumentato anche il numero dei feriti (del 5%), che ha così superato le 12.600 unità. Tuttavia, anche se i sinistri su strada e le loro conseguenze rimangono fenomeni preoccupanti, la gravità e la mortalità degli incidenti sono in diminuzione, come pure è in calo il numero dei ricoveri. Dal 2000 al 2006, infatti, le persone che hanno perso la vita a causa di un incidente stradale nella zona analizzata sono scese da 304 a 232 (-34%). È un primo risultato positivo, che rende possibile raggiungere l’obiettivo fissato dall’Unione europea di ridurre entro il 2010 il numero di morti del 50% rispetto al 2000, continuando a sviluppare azioni sia per rendere l’ambiente stradale più sicuro, sia per migliorare i comportamenti individuali.

Non solo leggi, servono controlli
Continuano a essere fortemente coinvolti negli incidenti stradali gli utenti più deboli, sia dal punto di vista della circolazione (pedoni, ciclisti e chi usa il ciclomotore) sia dal punto di vista dell’età (bambini e anziani). I pedoni rappresentano in Italia il 13% di tutte le vittime della strada e pagano un tributo altissimo: nel 2006 ci sono stati 21.062 pedoni feriti e 758 decessi.

Il rapporto conferma i fattori di rischio dovuti ai comportamenti individuali, come l’alta velocità, il consumo di alcol e droghe. Per contrastare questi comportamenti, è necessario affiancare misure repressive e controlli severi alle attività educative e informative.

Nello studio, poi, viene confermata la significativa riduzione della mortalità in seguito all’introduzione delle leggi sull’obbligo del casco e della patente a punti.

Cintura posteriore, questa sconosciuta
Grazie al sistema di sorveglianza Passi e al progetto Ulisse, entrambi coordinati dal ministero della Salute, sappiamo che in Emilia Romagna quasi il 100% delle persone usa il casco in moto e oltre l’80% si mette sempre la cintura di sicurezza anteriore. L’uso della cintura posteriore è invece praticamente ignorato: solo il 23% ammette di indossarla. È un dato forte, che richiede maggiore impegno da parte delle istituzioni per sensibilizzare i cittadini sui rischi che corrono, sia per sé che per i passeggeri che siedono davanti.

Rimane ancora molto lavoro da fare per la sicurezza delle strade e la tutela degli utenti deboli. È impressionante il fatto che più della metà degli incidenti mortali sul lavoro avvenga per strada, che i bambini piccoli vengano trasportati in auto senza usare il seggiolino, che non vengano utilizzate le cinture di sicurezza posteriori, che il maggior numero di incidenti sia ancora dovuto alla velocità e alla guida in stato di ebbrezza.

Oltre al rispetto delle leggi vigenti e ai controlli su strada, è allora importante continuare a promuovere progetti educativi e informativi, cercando anche di valutarne l’efficacia, come è stato fatto a Cesena con “Allacciali alla vita”, progetto rivolto a genitori e insegnanti degli asili nido e delle scuole materne per incentivare il trasporto sicuro dei bambini in auto. Le rilevazioni per strada post intervento hanno registrato un primo incremento del 20%, rispetto alle rilevazioni pre intervento, nell’uso appropriato dei seggiolini.

Così edilizia e urbanistica aiutano a ridurre gli incidenti
Non bisogna inoltre trascurare l’importanza di sviluppare politiche anche locali che incrementino il trasporto pubblico, predisponendo corsie preferenziali e aree pedonali nei centri abitati, e rendano quindi più sicuro l’ambiente urbano. La sicurezza stradale va progettata con più sistematicità, a partire dalla pianificazione urbanistica e prevedendola nelle singole progettazioni di insediamenti civili e produttivi. Non bastano certo occasionali rotatorie e rallentatori di velocità per migliorare la sicurezza delle nostre strade.

Nella progettazione di nuovi quartieri è importante pianificare percorsi e modalità per una viabilità sicura, a dimensione di pedone e ciclista e non solo di autista, con percorsi ciclo pedonali per i collegamenti con le scuole e i centri di socializzazione. In contesti urbani di questo tipo diventa possibile pensare anche a luoghi per svolgere attività fisica, preoccuparsi dell’accessibilità e della sicurezza, dedicare risorse alla bellezza degli arredi e alla salubrità delle aree verdi. Come previsto dai nuovi Lea, i servizi di prevenzione dovrebbero considerare questi criteri tra quelli utili per una valutazione preventiva degli strumenti urbanistici, così come si fa per servizi primari come luce, acqua, gas e fognature. È un modo concreto di contribuire a sviluppare progetti come quelli previsti dal Piano nazionale di prevenzione o dal progetto “Guadagnare salute”.

In Emilia Romagna abbiamo iniziato, come operatori di sanità pubblica, a richiedere il rispetto del criterio della sicurezza stradale per l’espressione del nostro parere sui progetti di pianificazione urbanistica e progettazione edilizia, cercando così di promuovere una cultura della salute e della sicurezza. Su questo tema stiamo ultimando le linee guida regionali destinate agli operatori sanitari, ai tecnici dei comuni, agli urbanisti e ai progettisti.

Gli incidenti stradali non sono solo un problema di sanità, ma coinvolgono molti altri soggetti, come le forze di polizia e le amministrazioni locali. Solo lavorando in modo sistemico e creando una rete di collaborazione tra competenze diverse è possibile creare un circolo virtuoso per il cambiamento.

Luigi Salizzato - direttore del dipartimento di Sanità pubblica, Ausl di Cesena

Incidenti stradali: duri da sfatare

Fonte
Pede M et al. World report on road traffic injury prevention. Geneva: World Health Organization, 2004.
Secondo il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità sugli interventi per ridurre il numero di incidenti stradali, l’85 per cento delle morti per incidenti avviene nei paesi a basso reddito, mentre i paesi ad alto reddito ne hanno ridotto in modo considerevole il numero negli ultimi decenni, indicando possibili vie da seguire. «Si sarebbe tentati di crogiolarsi in questi risultati», commenta un editoriale pubblicato di recente sul British Medical Journal, «se non fosse che, come illustrano quattro articoli pubblicati su questa rivista, il quadro che emerge è differente e l’obiettivo di aumentare la sicurezza stradale rimane ancora lontano da raggiungere anche nei paesi più ricchi» (Ameratunga 2006). Dagli articoli emergono possibili indicazioni per condurre interventi di prevenzione che riguardano i comportamenti di chi sta alla guida, ma anche aspetti di politica dei trasporti e di messa in sicurezza delle strade.
NON BASTA ACCORGERSI DI AVERE SONNO, OCCORRE FERMARSI

Il rischio di incorrere in incidenti stradali gravi aumenta in modo proporzionale al numero di volte in cui ci si è messi alla guida assonnati, secondo uno studio pubblicato sul BMJ (Nabi 2006).
L’indagine prospettica è stata condotta in Francia su oltre 13.000 persone e ha esaminato l’associazione tra l’autovalutazione di quante volte la persona ha guidato in stato di sonnolenza nell’anno precedente alla somministrazione del questionario (2001) e il tasso di incidenti stradali gravi incorsi nei tre anni seguenti (2001-03). La guida in stato di sonnolenza è stata valutata con una scala a 5 livelli: mai, nell’ultimo anno, poche volte all’anno, una volta al mese, una volta a settimana, più di una volta a settimana. Sono state raccolte inoltre altre informazioni importanti su stato di ebbrezza alla guida, assunzione di farmaci antidepressivi, di farmaci per disturbi legati all’ansia, presenza di disturbi del sonno, condizioni di lavoro. E’ stata infine richiesta la velocità massima raggiunta in strade urbane, rurali, autostrade.
L’indagine ha tenuto conto di questi fattori e ha trovato che il rischio di incidenti stradali aumenta in modo progressivo all’aumentare della frequenza di episodi di guida in stato di sonnolenza. In particolare, rispetto a chi non ha mai guidato se assonnato, si passa da un aumento del 50 per cento per chi ha detto di aver guidato in stato di sonnolenza poche volte in un anno, a un aumento di tre volte per chi ha detto di aver guidato in quelle condizioni una volta al mese o più spesso.
«Mentre l’assunzione di alcol, la velocità, l’uso delle cinture sono spesso oggetto di campagne per la sicurezza stradale, il sonno non sembra considerato un elemento prioritario», commenta l’editorialista Rod Jackson, «benché attuare strategie affinché le persone non guidino quando hanno sonno potrebbe prevenire quasi il 20 per cento degli incidenti d’auto che comportano lesioni gravi». «Non si tratta di aiutare chi guida a riconoscere i segni della stanchezza», spiegano gli autori dello studio; «l’obiettivo di una campagna di prevenzione deve essere di convincere le persone a fermarsi e dormire quando sono stanche e hanno sonno, oppure lasciare guidare qualcun altro». Suggerimenti legati al buon senso, che spesso vengono ignorati, così come sono ignorate alcune norme previste dal codice stradale.
POCO SEGUITE LE LEGGI SUI COMPORTAMENTI DI CHI GUIDA: L’ESEMPIO DI LONDRA

A Londra un guidatore su sei non usa le cinture di sicurezza, secondo quanto riportato in uno studio condotto in tre zone ad alto traffico della capitale del Regno Unito (Walker 2006).
Sono stati osservati oltre 38.000 conducenti di auto normali (a due ruote motrici) e oltre 3.000 di auto a quattro ruote motrici (tipo sport utility vehicles e fuori strada). «I nostri dati mostrano un preoccupante livello di trasgressione delle leggi su cinture di sicurezza e uso del cellulare», commentano gli autori della ricerca, da cui sembrerebbe emergere che chi guida auto a quattro ruote motrici segue comportamenti più a rischio rispetto a chi guida auto normali, forse perché si sente più sicuro. I conducenti di fuori strada o SUV arrivano a usare il cellulare (senza auricolare o viva voce) fino a quattro volte più degli altri: «tenere in mano il cellulare mentre si guida è associato a un aumento del rischio di avere un incidente stradale», commentano gli autori, secondo i quali, visti i risultati dello studio «vanno condotti maggiori sforzi per educare il pubblico a rispettare le leggi in vigore e rendere più rigorose quelle che ci sono».
Oltre ad agire cercando di cambiare i comportamenti di chi guida, sarebbero opportuni interventi più ampi che comprendano la politica dei trasporti e la messa in sicurezza delle sedi stradali, come spiega un articolo sulle disguaglianze nei tassi di mortalità per incidenti dei bambini di famiglie a diverso reddito (Edwards 2006).
PIÙ A RISCHIO DI INCIDENTI I BAMBINI DI FAMIGLIE A BASSO REDDITO

«Nel triennio 2001-2003 sarebbero morti 600 bambini in meno a causa di infortuni», per incidenti domestici, stradali e altro, «se tutti i bambini in Inghilterra e Galles avessero potuto aspirare al tasso di mortalità delle classi a reddito più alto» , così gli autori dello studio condotto su bambini dai zero ai quindici anni di età commentano i risultati ottenuti.
La ricerca illustra la disuguaglianza dei tassi di mortalità per incidenti legata alle condizioni socioeconomiche delle famiglie a cui appartengono i bambini. Suddividendo le famiglie in otto classi a seconda dell’occupazione del padre – da occupazione manageriale a nessuna occupazione – risulta che le morti di bambini come pedoni sono venti volte più numerose tra i bambini con genitore disoccupato rispetto ai bambini con genitore che abbia occupazione di livello manageriale. Le morti di bimbi in bicicletta sono 27 volte di più tra quelli con genitore disoccupato. «Negli ultimi venti anni è diminuita la mortalità dei bambini per incidenti e per avvelenamento, eccetto che per le famiglie con genitori che non hanno lavoro», sottolineano gli autori: «persistono gravi disuguaglianze, soprattutto per quanto riguarda la condizione di pedoni, ciclisti e per gli incendi domestici». Come si spiegano queste disuguaglianze legate al reddito familiare? «Si possono fare solo ipotesi», spiegano gli autori «probabilmente la differenza è dovuta a diversi livelli di esposizione al rischio. I risultati suggeriscono una maggiore esposizione al rischio di incidenti stradali per i bambini di genitori disoccupati». La diversa esposizione al rischio, come illustra l’editoriale a commento, è legata alle caratteristiche di velocità e densità del traffico delle zone frequentate dai bambini, alla sicurezza delle aree di gioco, alla presenza di protezioni lungo le strade percorse. «Per ridurre queste disuguaglianze si dovrebbero attuare strategie che agiscano sulla politica economica e dei trasporti, così come condurre interventi sull’ambiente stradale, sui veicoli e su coloro che circolano per le strade, piuttosto che concentrarsi solo sul cambiare i comportamenti delle vittime», chiosa l’editorialista Rod Jackson (Ameratunga 2006).
Se trovare indicatori di incidenti gravi non fatali è difficile nei paesi ad alto reddito, come spiega Jackson, nei paesi a medio e basso reddito gli incidenti stradali sono sottostimati in percentuale ancora maggiore: «in definitiva l’epidemia di lesioni e ferite da incidenti stradali nel mondo è stata considerevolmente sottostimata».
Cinzia Colombo
Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

INCIDENTI STRADALI

Poiché il mezzo automobilistico viene utilizzato dalla grande maggioranza di turisti, non vi è dubbio che la Medicina del turismo che è quella parte della sanità che studia i rapporti tra il turismo e la salute dell’individuo non può trascurare un fenomeno di così ampie dimensioni e di così severo impatto sulla salute pubblica non solo per le vittime,ma anche per coloro (familiari, amici, parenti) che saranno costretti a subire il dolore legato alla perdita di vite umane o delle disabilità permanenti derivate.

Gli incidenti stradali rappresentano nel mondo una delle principali cause di morti e disabilità. Ogni anno si registrano nel mondo 1,2 milioni di morti e 50 milioni di feriti. Le proiezioni indicano che questi numeri aumenteranno del 65% nei prossimi venti anni in mancanza di una politica mondiale volta alla prevenzione. Il tributo che l’umanità sta pagando alla maggior facilità degli spostamenti e nel caso del turismo estivo alla maggior disponibilità economica delle popolazioni occidentali che si recano in vacanza è assolutamente inaccettabile considerando che l’incidente stradale è un evento prevenibile se si mette in atto una strategia articolata che coinvolga tutte le componenti del sistema (legislazione nazionale, controlli di velocità e tasso alcolico dei guidatori, poteri locali, industria automobilistica, educazione del guidatore fin dall’età scolastica). A livello globale sono i paesi in via di sviluppo quelli che pagano il conto maggiore in termini di vite perdute e di numero di disabili a causa dell’incremento vertiginoso di veicoli, del cattivo manto stradale, della circolazione contemporanea di auto, motocicli, biciclette, pedoni ed animali e della mancanza di una legislazione che obblighi l’uso delle cinture di sicurezza, il casco per il motociclisti e il divieto del consumo di alcool.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo raccomandato agli stati membri di dare più importanza agli aspetti sanitari del fenomeno. Sul piano della conoscenza del fenomeno a livello nazionale e a livello locale, gli incidenti stradali dovrebbero essere analizzati alla stregua di un’epidemia attraverso un meticoloso censimento degli stessi: dove avvengono, perché, chi é coinvolto, l’incidenza dei diversi fattori di rischio ( velocità, comportamento del guidatore, visibilità, caratteristiche delle strade, segnaletica stradale, ecc.) Uno degli aspetti più drammatici ed angoscianti dell’ “epidemia “ di incidenti stradali è quello che priva la società del suo futuro essendo gli adolescenti ed i giovani i gruppi più vulnerabili. Il Ministero della Salute, specie attraverso il Centro di controllo delle malattie, e le Regioni dovrebbero monitorare il fenomeno in questi termini fornendo alla collettività e alle autorità competenti dati fondamentali per assumere decisioni motivate dalla forza dei numeri. Tra le misure utili che il Governo dovrebbe assumere vi è il maggior coinvolgimento del ministero della Salute, eventualmente l’istituzione di un ministero apposito o la creazione di un Commissario ad acta che abbia funzioni di coordinamento tra le varie competenze.



Dr Walter Pasini

Direttore Centro OMS - Medicina del Turismo

lunedì 1 settembre 2008

Incidenti stradali, morta bimba a Cosenza, motociclista a Milano

REGGIO CALABRIA (Reuters) - Una bimba rumena di tre anni è morta ieri sera e la sorellina è rimasta ferita in un incidente stradale avvenuto sulla statale 106 in provincia di Cosenza, la stessa strada sulla quale una settimana fa ha trovato la morte una famiglia.

Lo riferisce la polizia stradale.

Nella notte poi, in Lombardia, un motociclista è morto e tre automobilisti sono rimasti feriti in un altro incidente avvenuto in autostrada.

Intorno alle 22 di ieri, una coppia che viaggiava con la figlia di ritorno da una visita dal pediatra è stata coinvolta in uno scontro frontale sulla statale 106 nei pressi di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Nell'impatto la bimba è morta sul colpo, mentre la sorellina è in ospedale gravemente ferita.

Nella notte, intorno alle 4, un altro incidente sulla A8 all'altezza del km 2 tra bivio A4 e Fiera Milano, verso Varese, ha visto coinvolte due auto e una moto. A seguito dell'urto il motociclista è deceduto e tre persone sono rimaste ferite, riferisce la società Autostrade.

Le cause dell'incidente sono ancora in corso di accertamento da parte delle autorità competenti.

Autostrade per l'Italia raccomanda la massima prudenza alla guida ed il rispetto della distanza di sicurezza.

Il 23 agosto scorso una famiglia veneziana in vacanza in Calabria è rimasta uccisa in un incidente sulla statale 106. Un altro figlio rimase ferito assieme ai passeggeri di un'altra auto coinvolta nello scontro frontale.



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Incidente stradale senza feriti, ma la conducente è ubriaca: 2,5 g/l

(ASAPS) CANAZEI (TRENTO), 1 settembre 2008 – Le molte, moltissime associazioni che rappresentano i familiari e le vittime della strada, compiono un’instancabile opera di sensibilizzazione nei confronti di quella che, loro stesse, definiscono “la strage dimenticata”. In molti, tra i soci di un’associazione della quale evitiamo di fare il nome, è probabile che chiederanno “la testa” di un’avvocatessa che li rappresentava, una donna romana di 34 anni, protagonista di uno spiacevole – ma sorprendente visto l’incarico – episodio stradale. Mentre stava guidando in piena notte sulle montagne della Val di Fassa, poco sopra Canazei, l’avvocatessa ha perso il controllo dell’auto finendo contro una palizzata. L’avvocatessa ha invece sostenuto in una intervista che stava spostando la vettura in un parcheggio di un locale. Qualcuno, nonostante l’ora ed il particolare che l’impatto non aveva provocato feriti, ha pensato bene di chiamare il 112, chiedendo ai Carabinieri di far intervenire una Gazzella. Ebbene, quando i i militari sono arrivati hanno capito subito che la donna era in stato di ebbrezza: l’etilometro ha confermato i loro sospetti, qualificando l’ebrietà nella fascia di maggior pericolosità, con 2,5 grammi di alcol per litro di sangue. Sono dunque scattati la denuncia, il ritiro della patente ed il fermo dell’auto. Una grana giudiziaria, ma – soprattutto – una magra figura nei confronti di chi, tra i familiari e le vittime della strada, avevano affidato a lei la rivalsa per la perdita dei propri cari, molti dei quali uccisi da comportamenti come il suo. L’avvocatessa ha affermato che non assaggerà più l’alcol. C’è di che riflettere. (ASAPS)

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Strade - Cartelli pubblicitari - Collocazione

La collocazione di impianti pubblicitari su un autocarro, in sosta per più giorni su un'area privata ma in prossimità della strada pubblica e visibile dalla stessa, configura una violazione dell'art. 23, quarto comma, del codice della strada, che sanzio­na la collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari lungo le strade o in vista di esse, ove effet­tuata senza autorizzazione dell'ente proprietario della strada pubblica.

Incidenti ai motociclisti

In seguito alla catena di gravissimi incidenti che hanno caratterizzato l’estate, diversi giornali nazionali hanno riportato le mie dichiarazioni su una situazione che definire allarmante può sembrare un eufemismo. Il 20 agosto il QN (Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione) ha pubblicato una mia intervista, nella quale evidenziavo la situazione di particolare allarme sul versante della sinistrosità dei motociclisti e ciclomotoristi. (l'intervista al QN).
Come potete leggere l’intervista non aveva certamente uno scopo persecutorio verso i motociclisti ma affrontava il quadro complessivo di una situazione ormai ingovernabile: conducente, mezzo, strada.
Una frase non è stata riportata dal giornalista nel vero senso in cui l’avevo pronunciata, o forse la colpa è mia per non aver chiarito bene. Non ho la registrazione. La riporto:
"La domenica è il giorno della sfida, della gita sulla strada a curve. Allora si vedono le targhe inclinate, il fazzoletto legato vicino alla targa, l'elastico sopra i numeri... insomma, i trucchetti preventivi per correre e sfuggire all'autovelox. C'è un'accettazione della violazione della norma che fa parte del bagaglio del motociclista, fa parte di una cultura..."
Il sito Ting Avert (http://www.motoclub-tingavert.it/a1512s.html) ha aperto un blog su questa frase dove sono stato letteralmente assalito dalla gran parte dei blogghisti, tutti motociclisti, molti con toni anche violenti. Parliamo di un portale molto ben gestito, professionale, ricco di contenuti, insomma a parte il nome un po’ sospetto “Ting Avert”, Tengo aperto (riferito probabilmente alla manopola del gas della moto), ci sembra uno dei più completi del mondo degli appassionati delle due ruote.
Voglio allora qui precisare che - ovviamente - quella frase non era riferita a tutti i 5 milioni di motociclisti, ma solo a quelli (quanti sono??) che vanno con pieghe Valentinesche sui passi, sulle statali, con accelerazioni Misanesche agli incroci degli abitati, grazie ai loro potenti bolidi che vanno a 300 e passa, che in prima fanno i 130, che schizzano da 0 a 100 prima che in una preghiera si dica Amen.
Io parlavo di quelli che rischiano e fanno rischiare, parlavo di quelli che quando passano da Portico, Bocconi, San Benedetto sulla SS67 per andare al Muraglione (ma potrei dire Futa, Calla, Furlo ecc.), fanno tremare i vetri delle finestre, quelli che quando arrivano fanno correre le mamme a rinchiudere i bambini in casa.
Mi riferivo a quei due che alcune settimane fa mentre andavo sulla SS67 su un rettilineo li ho visti sbucare da dietro un pullman e, uno alla volta, lanciarsi nel sorpasso dell’autobus di linea con una prolungata impennata. Il secondo ha fatto proprio tutto il sorpasso su una ruota mentre io con la mia macchina e con mia moglie venivo in senso inverso. Non l’ho detto a lei, ma tremavo: “Quando butta giù la ruota davanti va a finire che sale sul mio cofano. No, è andata bene. E’ stato onestamente in gamba quel motociclista. Però mia moglie al Santuario di Monte Paolo di Dovadola il sabato e domenica non vuole venire più. I santi i miracoli li fanno, ma non si deve abusarne. Questo non è giusto!
Hai voglia Biserni a spiegare ai blogghisti che il problema vero non era quella frase, ma la carneficina che dall’inizio dell’anno è costata la vita a 378 motociclisti nei soli fine settimana (al 20 agosto), con questa sequela di vittime nelle ultime 10 settimane
23-21-13-14-16-19-18-10-14-17.
Hai voglia a spiegare a Capro, moderatore del blog e all’ing.Vignali amministratore del sito, che qui si devono trovare misure serie per evitare un massacro fatto di 1.400 morti e oltre 40.000 feriti ogni anno fra i due ruotasti. Ne sono morti quasi 15.000 negli ultimi 10 anni. Più delle truppe regolari nella guerra in Iraq.
Ho subito attacchi su attacchi. “Fareste meglio a preoccuparvi delle strade”. Vagli a spiegare che proprio io sono andato con la troupe di Tv7 della Rai sulla E45 a far vedere le condizioni pietose di quella strada, ho collaborato con Speciale Tg2 denunciando la situazione pericolosissima della SS309 Romea, sono stato autore con Quattroruote di un’inchiesta sullo stato delle strade.
“Fareste meglio ad occuparvi di rotonde stradali per informare”, incalzavano. Allora vagli a spiegare che l’Asaps è stata la prima associazione a predisporre un elegante e utile opuscolo stampato in oltre 100.000 copie e distribuito attraverso i nostri canali. Ancora il blog all’attacco. “Biserni farebbe meglio a fare qualcosa per l’educazione stradale”. Allora vagli a spiegare che vado nelle scuole elementari (Progetto percorsi sicuri casa scuola), alle superiori con altri colleghi per parlare ai ragazzi, spiegargli che sono coautore di testi di educazione stradale. Niente. Non serve.
Insomma un attacco feroce, mirato. Poi a furia di risposte argomentate alcuni blogghisti (più saggi e riflessivi del moderatore e gestore del portale) si sono resi conto che il nostro impegno sul versante della sicurezza stradale è serio e finalmente hanno corretto il tiro.
Però Capro e l’ing. Vignali imperterriti, niente da fare! Ogni due per uno: “lei deve precisare sul suo portale il senso della sua frase.”
Io il senso della frase l’ho precisato sul loro sito e ora sul nostro. Anche se nessuno ha scritto sul portale www.asaps.it per lamentarsi del contenuto di quell’intervista. Tutt’altro! Vado però oltre. Chiedo scusa a tutti i motociclisti veri, sono tanti, sono i più, che rispettano le regole della strada, che non esagerano con le pieghe, che amano quel bellissimo mezzo che ci fa assaporare l’aria, la libertà, la vita.
Ecco, appunto, la vita.
Per questo non chiederò mai scusa invece agli altri (comunque numerosi) , quelli che accettano la sfida, che taroccano la visibilità della targa, quelli che “il problema non siamo noi, sono gli automobilisti”, quelli che “la colpa è solo delle strade” (sic!) quelli che hanno moto così potenti e sono incapaci di governarle, quelli che “la colpa è sempre della polizia che farebbe meglio a…”, quelli per i quali la vita conta poco, quasi niente.
Ecco questi - signor Capro e ing.Vignali - è ora che si decidano a loro volta a chiedere scusa alla gente comune, magari anche poco performante, fatta di ciclisti, pedoni e qualche automobilista anche un po’ imbranato. Dobbiamo campare anche noi.
Sorry e doppio lampo a tutti.

Giordano Biserni
Presidente Asaps

PS: alla fine dei tre giorni di guerriglia sul blog dove, da solo, mi sono difeso come un gladiatore contro tutti, gli organizzatori mi hanno invitato anche a partecipare ad un loro raduno in provincia di Reggio Emilia per chiarire molte posizioni. Li ringrazio. Ci penserò.


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Test antidroga sulle strade

Da moltissimo tempo l’Asaps si era fatta portavoce dell’esigenza di modificare metodi e pratiche dei controlli di verifica e contrasto della guida sotto l’effetto di stupefacenti, come richiesto dagli operatori di polizia che si sentivano disarmati di fronte al fenomeno.

In pratica l’individuazione di un conducente positivo al narcotest in piena notte comportava la necessità di portarlo presso il più vicino ospedale per le verifiche ulteriori, per il prelievo di liquidi biologici.

Questo significava perdere la pattuglia per almeno 2 o 3 ore su quel tratto di strada. Il servizio si poteva sostanziare al massimo in un paio di controlli per notte con risultati irrilevanti.

Questo nuovo modulo operativo col ticket polizia – sanitari, si rivela garantista, produttivo dal punto di vista quantitativo ed efficace da quello qualitativo.

I risultati di Verona e del Veneto col 45% di positivi, con la scoperta che una percentuale non indifferente di negativi all’alcol risulta poi positiva alle sostanze, non stupiscano. Si è solo sollevato il coperchio da una pentola contenente un brodo di cottura cerebrale, noto alle polizie dello stato e locali che di notte incontrano conducenti in condizioni di evidente disagio.

Ora questo modulo operativo polizia –sanitari va esteso, non si dica che per i costi (oltre 4.000 euro per ogni modulo) sarà insostenibile. Chi afferma questo deve assumersene le responsabilità di fronte all’opinione pubblica, che invoca il diritto di viaggiare in sicurezza di giorno e di notte, senza che un conducente “fatto” possa distruggere anche la vita di chi nulla ha a che vedere con quel mondo.

Ricordiamo agli attenti calcolatori delle spese a carico dello Stato e delle Regioni che in questo Paese se solo si diminuisse del 50% il numero dei morti e dei feriti sulle strade, il risparmio per la spesa pubblica (sanità, stato sociale) sarebbe di 16 miliardi di euro (fonte Consulta Nazionale per la sicurezza stradale), un’intera finanziaria.

Ci permettiamo di suggerire al sottosegretario Giovanardi (il quale, per aver voluto fermamente questa nuova modalità operativa, meriterebbe l’iscrizione onoraria all’Asaps) e al dr. Giovanni Serpelloni esperto direttore del Centro politiche antidroga che ha egregiamente organizzato il servizio, di non mollare su questo versante e di prevedere moduli operativi anti alcol e sostanze alla guida anche di giorno e pure al centro sud. Lo stragismo del fine settimana sta purtroppo assumendo latitudini sempre più meridionali.

Si deve far capire che sulla strada per gli assuntori di sostanze e alcol la ricreazione è finita.



Forlì lì 30 agosto 2008



Giordano Biserni

Presidente Asaps